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CIAO PINO!

Pino Tuccimei era un mio amico. Lo conoscevo dall’epoca del Punto e forse ancora prima.
Era la fine degli anni ’60 e lui era il mio “Manager”,  una parola grossa per allora, ma lui aveva incarnato un ruolo che in Italia ancora non esisteva, quello dell’”Impresario” con un parco artisti inconsueto: non le solite stars e i complessi da nigth  proposti dai suoi competitors, ma la nuova generazione di gruppi Beat e Progress,  che rappresentavano “il nuovo” e di cui ancora nessuno se ne voleva occupare perchè non avevano mercato.
Pino aveva intuito che la musica stava cambiando e così girando per locali e cantine “Underground” aveva selezionato un ristretto numero di Band che faceva lavorare nei pochi locali che allora suonavano il Beat.
Gli Osanna di Napoli, I Trip di Genova, I Pooh di Bologna e poi le Metamorfosi, i Rokketti, La Panna Fredda e così via fino al Punto.
Aveva l’ufficio a Roma in Via delle Medaglie d’Oro ed era li che io trascorrevo molti dei miei pomeriggi seduto davanti alla sua scrivania in attesa di sentirlo chiudere un contratto in qualche angolo d’Italia per il mio gruppo. Ad ogni squillo di telefono, rimanevo incantato ad ascoltarlo e da lui ho imparato un sacco di cose che poi mi sono state indispensabili nel mio successivo ed involontario lavoro di Manager.
Era un grande venditore ed uno straordinario e contagioso entusiasta.
Con un paio di suoi “complici” spericolati inventò, sulla scia del grande raduno di Woodstock, il Festival di Caracalla e mise insieme un complicatissimo evento che fece storia. Ed io, ultima ruota di un carro esagerato, fui inserito da Pino in quel cast straordinario.
Fu con lui che conobbi i Pooh che qualche anno dopo, grazie a lui, entrarono a far parte della mia vita.
Siamo rimasti amici per sempre, anche se le scelte lavorative nel tempo erano riuscite ad allontanarci, ma il solo fatto che a distanza di cinquanta anni eravamo ancor li a telefonarci e a mandarci gli auguri a Natale,  significava che non ci eravamo dimenticati dei nostri cuori.
Veniva speso ai nostri concerti e anche i miei colleghi erano sempre entusiasti della sua presenza. Non c’è biografia che ci riguardi dove Pino non venga citato per il suo ruolo vitale che aveva avuto nella nostra storia.
Nel mio libro “Confesso che ho stonato”, ho dedicato a Pino diversi capitoli dove racconto di momenti esilaranti e di alcuni particolari di quei giorni infiniti che videro la crescita della mia fortunata avventura.
Sfogliando le mie agende di quegli anni non c’è pagina in cui non trovi segnato: “Tel. Tucci x contratto Napoli”. “H 15 casa Tucci x news”. “Tucci…..” Tucci….” “Tucci….”  Tucci ha riempito un bel pezzo della mia vita e rileggendo tutto questo ad oggi, mi rendo conto di quanto sia stato coraggioso e innovatore , e forse un po’ incosciente,  nell’ essere riuscito a inventare, nel tempo della “Musica Leggera”, il mercato  (circuito) della “Musica Alternativa”  
In questi ultimi anni avevo collaborato con lui al progetto “Just”:  un gruppo di musicisti straordinari su cui “Tucci” stava lavorando sempre con l’entusiasmo e la sfrontatezza dei suoi giorni migliori.
Stava riorganizzando anche una riedizione del Festival di Caracalla con gli “Innovatori” di allora e di oggi:  sognava di far salire sullo stesso palco, “le Vecchie e le Nuove generazioni dei cambiamenti musicali” ….. e se il tempo gli avesse lasciato ancora un po’ di tempo, ….. ci sarebbe di certo riuscito.
Ciao Pino, …. Cambia qualcosa anche lassù!
Ti voglio bene.
Stefano D’Orazio
 


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